Un modello di formazione troppo lontano dalla realtà operativa
Molte formazioni si basano su materiali standard: schede pratiche, moduli e-learning, script di conversazione. Questi strumenti aiutano a diffondere conoscenze di base su larga scala, ma mostrano tutti i loro limiti quando gli operatori devono gestire emergenze o situazioni inusuali. Inoltre, i casi usati durante la formazione sono spesso semplificati e non rispecchiano né la varietà dei contesti reali né la componente emotiva o tecnica di molte richieste.
Anche gli operatori che padroneggiano le basi del servizio clienti possono trovarsi impreparati di fronte a problemi particolarmente delicati o complessi.
Un’altra criticità ricorrente è il modo in cui viene affrontata la multicanalità. Le formazioni sono spesso divise per canale: telefono, chat, e-mail. Questo approccio a compartimenti stagni non riflette le abitudini reali dei clienti, che si muovono liberamente da un canale all’altro nel corso della stessa richiesta.
In un’epoca in cui le interazioni coi clienti sono sempre più frammentate, gli operatori devono essere in grado di gestire customer journey sempre meno lineari. Se la formazione degli operatori nei call center non contempla questa realtà, aumenta il rischio di tempi più lunghi e risposte incoerenti.
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Nei corsi di formazione si parla molto di competenze relazionali, ma questo non basta. Gli operatori devono anche conoscere i prodotti, i servizi, gli strumenti interni e le specificità del percorso del cliente. Quando questi elementi vengono trascurati, diventa difficile fornire risposte efficaci, soprattutto in ambito tecnico, giuridico o se la richiesta riguarda una tematica sensibile.
L’onboarding non basta, la formazione degli operatori nei call center deve essere garantita nel tempo
La formazione non può ritenersi conclusa dopo l’onboarding. Il ruolo dei supervisori e dei responsabili della qualità è essenziale per identificare margini di miglioramento. Tuttavia, strumenti preziosi come le registrazioni delle chiamate, i riassunti delle interazioni o i dashboard vengono spesso sottoutilizzati. Il monitoraggio si limita talvolta ad audit sporadici, senza un vero piano continuativo.
Senza feedback costanti, agli operatori manca un elemento chiave per crescere: capire cosa ha funzionato e cosa può essere migliorato.
Una formazione degli operatori nei call center efficace si basa su un processo strutturato di miglioramento. Errori e successi devono essere condivisi, analizzati e trasformati in apprendimento concreto. Nella realtà, questa dinamica è spesso assente: i piccoli errori si ripetono, le buone pratiche non vengono sistematizzate, e gli aggiustamenti restano informali. Senza un monitoraggio di qualità costante, le criticità passano inosservate e l’organizzazione perde l’occasione di migliorare il servizio grazie ai dati in suo possesso.
Anche quando esistono dei riscontri validi, come le valutazioni interne o le call registrate, spesso restano scollegati dai percorsi formativi. Eppure, questi feedback contengono indicazioni preziose per arricchire i contenuti didattici.
Se i moduli non vengono aggiornati con casi reali, gli operatori non hanno occasione di confrontarsi con situazioni tratte dal loro quotidiano. Questo gap tra teoria e realtà limita l’efficacia della formazione e ostacola l’acquisizione di nuove competenze.
Per rendere davvero utile la formazione degli operatori, è necessario integrare i feedback in modo strutturato. Ciò significa selezionare casi rappresentativi, costruire simulazioni a partire da interazioni reali gestite tramite CRM o CCaaS, e aggiungere brevi sequenze correttive in seguito a problematiche ricorrenti. Ancorare la formazione alla realtà operativa rende l’apprendimento più rilevante, concreto e immediatamente applicabile.
Le conseguenze di una formazione degli operatori nei call center poco efficace
Quando gli operatori non sono preparati ad affrontare richieste complesse, aumenta il numero di contatti necessari per risolvere un problema, il tempo di gestione e il numero di escalation. Il costo per interazione cresce, cala la risoluzione al primo contatto, aumentano i tempi d’attesa. Tutti i principali KPI ne risentono.
Su larga scala, questo può tradursi in decine o centinaia di ore al mese spese in attività evitabili, se solo il percorso di formazione fosse stato più adatto alle reali esigenze.
Quando un operatore si sente costantemente in difficoltà a causa di lacune nella formazione, la motivazione diminuisce. La mancanza di autonomia nei casi complessi può generare stress e frustrazione, soprattutto nei nuovi assunti.
Questo porta a un aumento del turnover, con ricadute dirette sui costi di selezione, onboarding e formazione. Una formazione degli operatori del call center più aderente alla realtà può contribuire a ridurre drasticamente questo fenomeno.
Quando un problema non viene risolto al primo tentativo, il cliente richiamerà, scriverà di nuovo o userà un altro canale. Questo aumenta il carico per il team e compromette la soddisfazione.
La formazione in realtà aumentata: un nuovo modello basato su dati e tecnologia
Per essere davvero efficace, la formazione deve partire da situazioni reali, affrontate ogni giorno dagli operatori. Le piattaforme moderne, come Diabolocom, offrono funzionalità avanzate che rendono possibile questo approccio grazie all’uso dell’intelligenza artificiale.
Trascrizione automatica, sintesi delle chiamate, registrazioni, quality monitoring: tutti questi strumenti forniscono dati concreti, centralizzati e utili per costruire contenuti formativi ancorati alla realtà. Non si tratta di complicare la formazione degli operatori del call center, ma di renderla più rappresentativa.
Lavorare su esempi veri aiuta a comprendere meglio le aspettative dei clienti, anticipare le obiezioni e rafforzare l’autonomia anche nei casi più delicati.
Le piattaforme CCaaS come Diabolocom fanno parte ormai del quotidiano degli operatori. È quindi naturale integrarli nei percorsi di formazione: simulando scenari realistici con tutti gli strumenti attivi, insegnando l’uso delle interfacce in condizioni operative reali, mostrando come sfruttare i dati disponibili durante la conversazione.
Un percorso di formazione collegato agli strumenti migliora l’efficienza operativa, riduce i tempi di risposta e migliora la qualità dell’assistenza.
Anche l’ambiente influisce sull’efficacia della formazione. Un agente ben preparato può comunque trovarsi in difficoltà se deve cercare informazioni in più sistemi. Centralizzare i dati (storico delle interazioni, informazioni cliente, stato delle richieste, ecc.) semplifica l’operatività e riduce lo stress.
In quest’ottica, anche i materiali formativi dovrebbero essere accessibili direttamente dagli strumenti utilizzati ogni giorno, senza interrompere il flusso di lavoro. Una scheda prodotto, un tutorial o una procedura devono poter essere consultati in pochi secondi, nel momento del bisogno.
Accanto alla formazione programmata, ci sono altri bisogni da coprire con interventi brevi, contestualizzati e mirati. Questi contenuti “just-in-time” rafforzano le competenze senza rallentare il lavoro. Ad esempio, si può inviare un promemoria automatico subito dopo un’interazione ritenuta insoddisfacente. Quando viene rilevato un errore ricorrente, è possibile proporre un mini-modulo di rinforzo per correggere rapidamente il comportamento. Dopo l’analisi di una chiamata particolarmente complessa, si può anche fornire all’agente interessato un suggerimento su una risposta alternativa.
Ancorati ai dati della piattaforma, questi micro-contenuti trasformano la formazione degli operatori in un processo agile, continuo e centrato sull’esperienza reale.
Conclusione
In un contesto sempre più complesso e omnicanale, la formazione non può più essere solo teorica. Serve un approccio operativo, integrato, che accompagni gli agenti nel tempo. Solo così la formazione degli operatori del call center può davvero aumentare la qualità del servizio, migliorare la customer experience e rafforzare l’autonomia degli agenti.
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